mercoledì 18 agosto 2010

" Iddio protegga l'Italia ! "


( radiomusicsmile.splinder.com )


Cari lettori di "Tra Verità e Menzogna",

prendo spunto dalla chiusa della lettera memoriale che ha lasciato l'ex Presidente Cossiga nelle mani del Presidente del Senato Schifani.

Questa sua memoria chiude con la frase di cui ha titolo questo Post.

Sarà una coincidenza ma leggendo il Sole 24 Ore di oggi, trovo, in prima pagina, che l'agenzia Moody's potrebbe, a breve, trovarsi costretta a declassare gli USA e la Gran Bretagna dalla pur sembra ambita tripla A ( indice di massima solvibilità ).
A riguardo delle aspettative future di questi due Paesi suggerisco una attenta lettura dei precedenti nostri Post.

Dell'Italia nel richiamato articolo si parla poco e niente, del resto poco e niente ormai sembra che abbiamo da dire, noi italiani, sia al Mondo intero che al Mercato.

Coincidenza per coincidenza, sfogliando alcuni vecchi articoli di economia e finanza mi torna sott'occhio quello pubblicato il 18 febbraio di quest'anno, che riprende il pensiero del premio Nobel per l'economia , Robert Mundell, che riporto integralmente.(http://www.giornalettismo.com/).
_________________

“L’Italia è la maggior minaccia all’Euro-zona. Un suo salvataggio sarebbe molto difficile”. Il premio Nobel per l’economia, Robert Mundell mette in guardia i mercati internazionali sullo stato del nostro Debito pubblico. Preoccupazione anche da Bankitalia e Commissione Ue.

“L’Italia è la minaccia più grande per l’economia dei 16 paesi della Zona dell’Euro“. Parola del premio Nobel per l’economia, Robert Mundell. L’economista d’origine canadese, intervistato lancia l'allarme: L'Italia è a rischio default dal network televisivo americano Bloomberg tv ha sostenuto inoltre che “ci sono seri motivi di preoccupazione” per il nostro paese e che un suo eventuale “salvataggio“, visto lo stato attuale dei conti pubblici, sarebbe “molto complicato“.

L’ITALIA È AD ALTO RISCHIO - Mundell, che ha ricevuto il premio Nobel nel 1999 con una ricerca che ha contribuito a gettare le basi per la stessa moneta unica europea, è noto soprattutto per i suoi studi accademici sulla politica monetaria e fiscale in regime di diversi tassi di cambio. Conosce pertanto la situazione italiana molto bene. Ne ha valutato, nel corso degli anni, sia i pregi, sia i difetti. La sua preoccupazione, quindi, non appare estemporanea. “Sarebbe molto difficile riuscire a salvare l’Italia – ha chiosato l’economista – qualsiasi cosa si stia facendo per la Grecia e magari per il Portogallo e anche per l’Irlanda, deve anche essere fatto, entro breve tempo, per salvare l’Italia. L’Italia stessa deve essere preoccupata“. Gli analisti economici della Tv che fa capo al magnate dell’editoria e sindaco di New York, Michael Bloomberg, hanno poi ricordato come “il governo italiano ha cercato di impedire che l’Italia fosse accomunato con le altre economie deboli della zona dell’euro“, i cosiddetti PIIGS – Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – che recentemente stanno causando non poche preoccupazioni agli investitori internazionali per la loro scarsa capacità di controllo del deficit e del debito. “Lo stesso Primo ministro italiano, Silvio Berlusconi – ha ricordato il network americano – ha detto lo scorso 10 febbraio che molte altre nazioni stavano facendo ‘molto peggio’ dell’l'Italia e che i mercati gli hanno dato fede“. Affermazioni però infondate, sostengono gli analisti economici di Bloomberg, poiché l’Italia, che in Europa rappresenta la quarta economia più grande, “non è ancora fuori dalla recessione“, specie dopo “la contrazione dello 0,2% segnata nel quarto trimestre del 2009“. Il Pil, su base annua, è calato del 5% rispetto a quello registrato nel 2008. Il Debito pubblico, quest’anno, salirà al 117%. Cifre, secondo pure Robert Mundell, che fanno del nostro paese “dopo la Grecia, il paese a più alto rischio“.

SOTTO IL TIRO DELLA SPECULAZIONE - Il prestigioso economista d’origine canadese, per di più, sostiene che il nostro elevato Debito pubblico finirà per creare “problemi a tutta la regione dell’euro, specie se dovesse esserci un aumento dei tassi d’interessi” che renderebbero, di fatto, “molto difficile all’Italia far fronte ai suoi prestiti“. “L’Italia – rimarca Mundell – ha circa 1,8 trilioni di euro (1 milione e 800 mila miliardi n.d.a) di Debito pubblico, più di cinque volte superiore a quello della disastrata Grecia“. Robert Mundell, che tra l’altro è anche professore all’autorevole Columbia University, sostiene che: “Se l’Italia avrà delle difficoltà, diventerà inevitabilmente un bersaglio della speculazione e allora ci saranno problemi enormi anche per l’euro“. Riguardo all’Euro-zona, Mundell valuta invece del tutto “ingiustificati gli allarmi di chi preconizza una spaccatura dell’unione monetaria“. Anzi, a suo parere “l’Euro-zona dovrebbe continuare a crescere arrivando a includere anche l’Inghilterra“. Nell’immediato, comunque, le autorità monetarie europee “non devono permettere per almeno dieci anni all’euro di superare quota 1,40 sul dollaro” perché, sostiene l’economista, questo rischierebbe di penalizzare fortemente le esportazioni e di conseguenza l’economia continentale. Quanto alla Grecia, Mundell reputa che sia “un problema locale“, così come lo può esserlo “la California per gli Stati Uniti“. “La California può anche andare in default – ha detto il premio Nobel – ma questo non avrà alcuna conseguenza sul resto del paese“.

LE PREOCCUPAZIONI DI BRUXELLES E DI DRAGHI - “Il Debito pubblico italiano, Il Nobel Mundell lancia lallarme: L'Italia è a rischio default preoccupante”. Con queste parole lo scorso dicembre, il commissario Europeo agli Affari Economici, Joaquin Almunia, nel corso della presentazione delle nuove stime della Commissione Ue, confermò che anche il nostro paese è ancora sotto stretta osservazione. Uno dei problemi fondamentali, secondo Almunia, è quello del peso degli oneri del debito che “sono pari al 5% del prodotto, un livello superiore a qualsiasi altro Paese“. Nella stessa conferenza, Il commissario spagnolo ricordò come: “Il giudizio della Commissione sulla ripresa post-crisi non è dei migliori, una ripresa che sarà moderata e anche quando prenderà piede le debolezze strutturali incluso il debito pubblico molto elevato continueranno a pesare sull’economia. Complessivamente dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2009 la perdita cumulativa del Pil in Italia è stata del 6,5%, simile a quella registrata in Germania ma più alta della maggior parte dei paesi dell’Euro-zona“. Non dissimili sono state le preoccupazioni espresse dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi che, intervenendo alla conferenza “The future of finance” organizzata dal Wall Street Journal lo scorso dicembre, affermò: “La maggior preoccupazione per il futuro è l’enorme volume di debito corporate e pubblico in scadenza nei prossimi cinque anni. Se per varie ragioni i tassi di interesse dovessero salire con i bilanci delle banche non ancora risanati, e possono farlo – ha spiegato Draghi - per ragioni di politica monetaria e perché lo spazio per il risanamento durerà ancora diversi anni, allora sarebbe una cosa preoccupante se si considera che i debiti bancari sono dell’ordine dei trilioni, ai quali bisogna aggiungere il Debito pubblico, allora potrebbe materializzarsi un rischio per i debiti degli Stati“. Analisi – quelle di Almunia e dello stesso Draghi – come si vede, del tutto analoghe a quella fatta dal Nobel canadese.
_____________________

A questo punto vista la situazione che si andrebbe a prospettare mi chiedo se tutto questo possa mai avere un effettivo riscontro con la realtà, tenuto conto che girando per le strade, più di tanto non sembra, nel frattempo, essere cambiato.

Sì, la crisi c'è, e la si sente con il forte calo dell'occupazione, delle commesse di produzione, negli acquisti, nelle nostre sempre meno disponibilità finanziarie, ma la possibilità di addivenire ad una situazione di default del nostro Paese come di altri in Europa , sembra alquanto improbabile, per non dire impossibile.

Voglio comunque capire meglio questo aspetto legato anche alla percezione che ognuno di noi ha del problema, e nuovamente mi farò aiutare dal mio amico Pinocchio, al quale sottopongo queste domande.

1)L'attuale situazione del debito pubblico di gran parte dei Paesi più industrializzati, incluso l'Italia, può portare alla rottura del sistema economico?

2) Presupponendo che questo possa accadere, perchè le persone non percepiscono questo pericolo?

Pinocchio/

Caro Giò, neanche rientrato dalle ferie e già sei a sottopormi i tuoi quesiti, ai quali in parte mi sembrava di aver già dato risposta nelle mie precedenti comunicazioni.

Ciò premesso, vediamo di fare un punto sulla situazione, partendo dall'ultimo quesito.

Chi ha studiato Marx ne "Il Capitale", ricorderà questa sua affermazione: " Le persone esistono solo come maschere economiche. E, solo come personificazioni di rapporti economici, esse trovano l'una di fronte l'altra".

La maschera che ognuno di noi indossa sta ad indicare la nostra mancanza di rapporto con gli altri. Le maschere non hanno volto. Il nostro rapporto oggi è sempre più, se non esclusivamente, basato sul solo denaro. Tutto sembra essere regolato dall'economia - malata e dai mercati finanziari meno buoni.L'uomo così non è più in rapporto con le persone, che per l'appunto altro non sono diventate che maschere economiche indifferenti.
Tutto è diventato "sistema", quindi, essendo parte di questo sistema stenta anche a sentirsi oppresso, rinuncinado così a rivendicare, come si è fatto per tanti secoli in passato, il proprio diritto ad essere uomo e riconosciuto come tale dal mondo. Oggi, come dice Umberto Galimberti, non ci sono più servi o signori, essendo l'uomo con più o meno soldi in tasca, diventato ormai solo "cosa". Ed ecco davanti a questo appiattimento prendere forza la sola legge del mercato , la "razionalità" di questo. Non ci sono più servi e padroni, di conseguenza lotte di uomini contro uomini, ma solo essere umani che si trovano a fronteggiare il mercato, che tuttavia non è una persona, non ha volto, quindi difficile da identificare e da combattere. Ecco perchè a malincuore devo prendere atto che i giovani accettano ora, con rassegnazione qualsiasi lavoro, che sia a dempo determinato, in nero o altro, perchè non riescono ad identificarsi più col lavoro stesso a sentirsene parte integrante nella costruzione di un Paese, che ormai sta perdendo anche quegli ultimi valori cui sembravano un tempo indissolubili, uno per tutti il rispetto della propria famiglia. Quando una persona perde il lavoro cade in una crisi di identità che va ben oltre la necessità di denaro, di dover far fronte regolarmente ai propri impegni. Non potendo chiedere aiuto ad alcuno, venuta meno la solidarietà, e calpestata la speranza nel futuro, vive questa sua sofferenza da solo, e di questa solitudine si ammala, a volte senza ritorno.

Le persone, chi più chi meno, percepiscono l'attuale situazione di crisi, ma non sanno contro chi scagliare la propria rabbia, contro chi far valere i propri diritti. La politica quella con la "P" maiuscola non c'è più!
Le persone finchè non vengono toccate personalmente sono indifferenti al problema.
Un disoccupato in più o in meno che importa, purchè ad esserlo non sia io o qualcuno dei miei cari. Così facendo prima o poi ci ruberemo a vicenda lo " spazzone lavavetri " agli angoli delle strade, sempre che ci siano ancora macchine in circolazione.

Cercando di rispondere alla prima domanda, altro non posso che confermare che questo rischio sussiste. Non so come potremo uscirne, di certo bisogna cambiare le regole del gioco ridistribuendo le risorse in modo più equo( tutti lo dicono, ma nessuno lo fa, e chi ci prova viene schiacciato-tritato ). In certi momenti bisogna avere il coraggio di "togliere ai veri ricchi" per "dare ai veri poveri" , ma soprattutto bisogna tornare ad investire nel medio e lungo termine, sui giovani, sulle loro idee, su chi più merita e non su chi ruba... e continua a farlo.

Abbiamo perso vent'anni senza aver investito alcunché sul futuro, sui progetti meritevoli, sui giovani talenti , che continuano a bussare a quelle porte che nessuno più apre, perchè è più facile guadagnare con un click in borsa, che su un progetto che richiede dispendio di energie e risorse di vario tipo. Noi, che un tempo eravamo la patria di Leonardo da Vinci, di Michelangelo, di Dante, di Galileo Galilei , di Guglielmo Marconi e di tantissimi altri che ora si staranno rivoltando nella tomba nel vedere tutto questo. Alla fine i conti tornano sempre ed oggi ne stiamo già pagando le conseguenze. Abbiamo rubato il futuro ai nostri figli e di questo tutti, indistintamente, ce ne dobbiamo vergognare.

Non so se riusciremo a cambiare il senso di marcia a questo tortuoso vortice che si è venuto a creare, ma ci possiamo provare, tirando fuori, una volta per tutte , la testa dalla sabbia, sempre che non sia troppo tardi, e se mai dovessimo cadere... che Iddio protegga l'Italia!

Tra Verità e Menzogna... restate Ad occhi aperti!

Il vostro amico Pinocchio & Giò

Nessun commento:

Posta un commento