giovedì 30 dicembre 2010

I nuovi poveri



Carissimi lettori di Tra Verità e Menzogna, apro questo mio nuovo post parlandovi dell'impoverimento delle persone.

Alcune domande sorgono d'obbligo: quanti sono i poveri in Italia? Chi sono i nuovi poveri?

Innanzi tutto precisiamo che l'Istat non considera che siano povere le persone in possesso di una casa di proprietà. Di conseguenza una fetta molto ampia di persone vengono già di per sé escluse, senza cercare di capire meglio cosa invece possa accumunare il termine casa a povertà.
Molte sono le persone che incontro e che in qualche modo mi fanno capire che per loro in fondo nulla è cambiato, se non in meglio, e che tutto quello che si dice in giro nella realtà è una farsa, tant'è che continuano ad essere affollati i luoghi di villeggiatura, i ristoranti ed i negozi. Queste persone che criticano il mio pensiero sono perlopiù coloro che continuano a vivere chiusi in una ampolla di cristallo, con un lavoro a tempo indeterminato in un ente pubblico, oggi più che in passato aspirazione di milioni di famiglie. Non so, tuttavia, ancora per quanto.

Criticate pure il mio pensiero ,ma prima di farlo cercate un possibile riscontro attraverso i sistemi d'informazione alternativa, fatelo sempre, diffidate di me come di qualunque altro.

A proposito di tutte le verità dette e mai mantenute prendete spunto da questo breve corollario, estratto da un articolo di Felice Capretta, contenente le dichiarazioni fatte dai vari Governi nell'ultimo periodo, e riflettete.

9 Febbraio - Almunia, la Grecia non ha bisogno di aiuti

Il 9 Febbraio 2010 ci informava il Times of India (e molti altri) della bella notizia e tutti ci rallegravamo.

5 Marzo - Angela Merkel, la Grecia non ha bisogno di aiuti

Il 5 Marzo 2010 ci informava BBC della bella notizia e tutti ci rallegravamo.

22 Marzo - Papandreu, la Grecia non ha bisogno di aiuto

Il 22 Marzo 2010 ci informava AGI della bella notizia e tutti ci rallegravamo.

2 Maggio 2010, senza parole

Poi....

30 Settembre - Juncker, l'Irlanda non ha bisogno di aiuto

Il 30 settembre 2010 ci informava ASCA della bella notizia e tutti ci rallegravamo.

16 Novembre
- Bruederle, l'Irlanda non ha bisogno di aiuto

Il 30 settembre 2010 ci informava Milano Finanza della bella notizia e tutti ci rallegravamo.

28 Novembre 2010, senza parole


e infine....

27 Novembre - Barroso, Teixera dos Santos, Zapatero, Spagna e Portogallo non hanno bisogno di aiuti

Il 27 Novembre 2010, ci informava Il Sole 24 Ore della bella notizia e tutti ce ne rallegravamo.

2 Dicembre - Zapatero, la Spagna non dovrà ricorrere ad aiuti

Oggi, 2 dicembre 2010, ci informa Reuters della bella notizia e tutti ce ne rallegriamo.

MADRID (Reuters) - La Spagna non dovrà ricorrere ai fondi di sostegno dell'Unione europea. A dirlo è il primo ministro Jose Luis Rodriguez Zapatero, a quanto emerge dal testo di un'intervista televisiva con l'emittente Cnbc che verrà trasmessa oggi.

Zapatero ribadisce inoltre la necessità di "una politica fiscale molto più integrata" per la zona euro.

Il processo di risanamento del settore bancario spagnolo non ha subito rallentamenti, ha spiegato il premier, aggiungendo che la Spagna ha dovuto immettere nel proprio sistema bancario meno capitali di ogni altro paese della zona euro.

"Si è trattato a malapena dell'1% del pil, 11 miliardi di euro per raggiungere i livelli richiesti di capitalizzazione, meno di Francia, Germania e naturalmente della Gran Bretagna" ha detto Zapatero.

dal 2 dicembre ad oggi, inoltre sono successi altri avvenimenti di cui non si è fatto alcun cenno:

Scontri e scioperi in Grecia.
In corso uno sciopero dei trasporti che sta paralizzando Atene con blocco del traffico sulle principali arterie di collegamento. Bloccati anche i collegamenti per via aerea per lo sciopero dei controllori di volo e navi nei porti.

Parigi, scioperi e manifestazioni.
L'austerità è già nelle cose; operai e lavoratori fanno fatica ad arrivare alla fine del mese e a pagare l'affitto. Il salario minimo è fisso a 1020 euro ma per trovare casa a Parigi non si pagano meno di 500 euro al mese...

Bruxelles, manifestazione davanti alla Commissione Europea.
La confederazione europea ha organizzato una manifestazione davanti alla sede della Commissione. I sindacati chiedono di non smantellare l’Europa sociale.

Scioperi e manifestazioni anche in Spagna, Belgio, Lussemburgo, Danimarca e Repubblica Ceca.

Nel frattempo, continua l'accanimento delle agenzie di rating sull'Unione Europea

Fitch ha tagliato il rating sovrano irlandese di lungo termine a BBB+, a pochi passi dal "Junk".

S&P ha dato outlook negativo al debito sovrano belga, anticipando che potrebbe tagliare il rating a breve.

Moody's mantiene negativo l'outlook sulle banche spagnole.
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Nello specifico per quanto attiene all'Italia, non ho da aggiungere niente, tanto siete già DIS-informati di tutto.

A voi trarre le dovute conclusioni.

Pinocchio, a riguardo dei nuovi poveri, mi piacerebbe conoscere anche il tuo pensiero.

PINOCCHIO/

Mamma mia..., almeno col finire dell'anno pensavo mi lasciassi in pace.

Non sei un amico, per nulla.

Ma visto che mi vuoi far passare un fine anno ed un inizio con aspettative del tutto non rosee, adesso ascolta un po' quello che ho da dirti.

Ciò che ho da dirti prende spunto da un estratto del libro di Gad Lerner, sulla vicenda degli operai in FIAT, che così riporta:
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Bastano le poche cifre dedicate all'Italia da Luci Ellis e Kathryn Smith nell'ambito di una ricerca della Banca dei regolamenti internazionali intitolata 'L’incremento globale dei profitti" (The global upward trend in the profit, 2007).
Fra il 1983 e il 2005 la percentuale del Prodotto Interno lordo italiano attribuibile in quota ai profitti d'impresa ha goduto di un balzo poderoso: otto punti di Pil all'insù, corrispondenti in moneta corrente a circa centoventi miliardi di euro. Se la ricchezza travasata negli utili aziendali fosse rimasta invece, come prima, nelle buste paga dei lavoratori, si sarebbe evitata loro una decurtazione corrispondente a settemila euro di salario all'anno. Tale danno può essere ricalcolato per cautela in cinquemiladuecento euro annui di perdita, sommando alla platea dei lavoratori dipendenti (diciassette milioni ) anche la variegata galassia degli autonomi (sei milioni). Ma la sua incidenza sul tenore di vita delle famiglie operaie resta in ogni caso decisiva: basti pensare che nel 2009 migliaia di dipendenti Fiat, a causa di prolungati periodi di cassa integrazione, hanno subito un abbassamento di reddito fino alla soglia di undici mila euro annui.
Mese dopo mese, anno dopo anno, un' enorme massa di denaro è stata dirottata dalle buste paga ai dividendi degli azionisti e ai bonus dei manager. La conferma viene dagli studiosi delle disuguaglianze di reddito che adottano per le loro misurazioni un indicatore sintetico, detto "coefficiente di Gini".
L'Italia viene indicata fra le nazioni a più alto tasso di disuguaglianza interna, nell' apposita classifica stilata fra i trenta paesi dell'Ocse. Per l'esattezza figura sesta, superata solo da Messico, Turchia, Portogallo, Stati Uniti, Polonia. Le nazioni virtuose, contraddistinte da minori distanze sociali, sono la Danimarca e la Svezia. Ma anche la Germania e la Francia ci surclassano per giustizia redistributiva, mentre Regno Unito e Irlanda si avvicinano al nostro tasso d'ineguaglianza pur senza raaggiungerlo.
Come spiega Maurizio Franzini (Ricchi e poveri. L’Italia e le disuguaglianze (in)accettabili,Università Bocconi Editore 2010), il forte divario fra benestanti e non abbienti è da sempre un tratto distintivo del nostro paese, benché negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta si fosse registrata un'attenuazione delle distanze grazie al miglioramento delle condizioni di vita delle classi subalterne.
Da allora questo tasso d'iniquità, già imbarazzante se confrontato con quello delle altre nazioni industrializzate, ha ripreso ad allargarsi, fino a registrare un balzo repentino fra il 1991 e il 1993(attribuibile, suppongo, alla recessione economica, vissuta oltretutto per la prima volta senza gli effetti protettivi del punto unico di contingenza che per una dozzina d'anni in precedenza aveva frenato gli effetti dell'inflazione sulle buste paga). Il dato è inequivocabile: secondo il Luxembourg Income Study, il coefficiente di Gini s'impenna dal 29 per cento del 1991 al 34 per cento del 1993. Salirà di un punto ulteriore nel decennio successivo. Per capirsi, secondo gli studiosi un peggioramento di 2 punti del coefficiente di Gini significa in pratica che la metà più povera della popolazione cede il 7 per cento del suo reddito alla metà più ricca. In Italia è andata molto peggio, almeno un quinto del reddito già modesto dei lavoratori è andato perso. Le persone adibite a svolgere lavori manuali non sono certo diminuite di numero ma in compenso hanno subito un esproprio di ricchezza la cui entità ha oltrepassato le conquiste
sindacali dei decenni precedenti. Così le famiglie degli operai sono regredite fino a star peggio - in proporzione - di mezzo secolo prima. Solo parzialmente compensate dall'ingresso nel mercato del lavoro di una più cospicua componente femminile.
Del tutto assente, peraltro, è risultata in Italia la correzione redistributiva che altrove lo Stato opera almeno parzialmente, tramite il prelievo fiscale e le politiche di Welfare.
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Ti voglio inoltre portare anche il contributo di Edmondo Berselli, prendendo spunto dal suo libro "l'economia giusta", un breve estratto che ritengo significativo all'argomento:
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Secondo lo storico Giuseppe Berta, sullo sfondo della crescita economica sembra sempre esserci un elemento che dà sul piratesco.
Per un lettore di Stevenson, dietro l’edificio capitalistico, i dark satanic mills di Blake, si può intravedere la figura fantasmatica di Long John Silver: un corsaro tarlato, vittima della propria vecchiezza e della propria assenza di morale, tra ciurme di bucanieri loschi, zoppi, mutilati, uncinati, guerci e potenzialmente omicidi.
Pur senza riandare a Bertolt Brecht e al suo scontato aforisma relativo alla fondazione di una banca, a suo dire peggiore di una rapina nel caveau, sull’aspetto criminale di buona parte dell’economia moderna dovrebbero esserci pochi dubbi. Al fondo della «distruzione creatrice» di Schumpeter c’è un elemento dirompente che appartiene all’oscura volontà rapinatrice della natura, se esiste una natura, o almeno di un’indole, capitalistica.
Per la dimostrazione di questo postulato, basta un modesto e incompleto elenco: ENRON, TYCO,WorldCom, Lehman Brothers, Fannie Mae e Freddie Mac, i mutui subprime, gli hedge fund, lo schema alla Ponzi di Bernie Madoff, la holding insolvente di Dubai... I bond argentini, gl oligarchi russi, i quindicimila euro pagati da Abramovich per una bottiglia di Romanée-Conti da Nello ‘s a New York, e, per restare in famiglia, il ricordo di Sindona e Calvi, lo IOR, quindi i bond Cirio, il crac Parmalat, nonché il tesoro domestico di Calisto Tanzi, con la collezioncina
artistica da cento milioni di euro dei Van Gogh, i Cézanne, i Degas, i Pizarro, i Modigliani e i Picasso, nascosta nelle soffitte e nelle cantine degli amici, in attesa di venderla ai soliti russi, per fare cassa... sempre ammesso che non si tratti di croste, e quindi di un’altra truffa...
In Islanda, con la crisi deflagrata nel 2008, tre sole banche hanno fatto un buco finanziario pari a dodici volte - dodici volte - il debito pubblico nazionale.
La vera forza morale del capitalismo sta nella sua capacità di promuovere la creatività umana (M.Novak, L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo, Comunità, Milano 1994).
Racconta Jonathan Hopkin, politologo alla London School of Economics:
Uno dei primi segnali che qualcosa di pericoloso stava fermentando nel sistema finanziario mondiale si è manifestato nel Regno Unito, verso la fine dell’estate 2007. Una piccola banca regionale, la Northern Rock, ha richiesto un sostegno di liquidità alla Banca d’Inghilterra,palesando in tal modo le sue difficoltà finanziarie. La prima reazione è stata il panico: le azioni della banca sono crollate e i depositanti sono corsi a ritirare i loro risparmi [...] Si è trattato della prima corsa agli sportelli di una banca del Regno Unito dall’Ottocento: un enorme imbarazzo per un Paese la cui economia negli ultimi decenni si è imperniata sul settore finanziario. Alla fine del secondo trimestre 2008 la Gran Bretagna era entrata in quella che si sta rivelando la più lunga recessione dagli anni Trenta.
Ehi, c’è qualcuno là fuori che si ricorda della New Economy, e dei suoi successi?

Ancora Raffaele Simone ha definito «Arcicapitalismo» la manifestazione politica ed economica di questa «Neodestra». L'Arcicapitalismo è dotato di una specificità che nella storia appare nuova: accumula profitti non più solo (come nella tradizione) sfruttando i propri lavoratori, bensì catturando e opprimendo la propria clientela mondiale. Questa si è lasciata avvolgere (senza che a sinistra nessuno se ne accorgesse) in una spirale in cui si intrecciano una varietà di fattori che non sono più solo economici, ma coinvolgono più dimensioni della vita individuale e associata: pubblicità, prodotto, marketing, credito facile per il piccolo consumo, desiderio di fuga e di evasione, speranza di restare giovani a lungo e di trarre prolungati piaceri dalla vita sessuale, una vaga aspirazione a una vita abbondante e disinvolta, una velatura di spiritualità e di pathos...1. Non una parola, naturalmente, a proposito del lavoro e dell'occupazione: su questo punto, è opportuno non credere mai a nulla, non a un numero, non a una statistica. Quando Margaret Thatcher decise che il tasso di individui senza lavoro nel Regno Unito risultava troppo elevato per un Paese destinato alla endless growth deregolatrice, chiese agli istituti governativi di rilevazione di modificare i parametri d'indagine. Vennero in effetti cambiati. A ripetizione.
Una, due, tre volte? No, la bellezza di trentadue volte. Alla fine, come ci si poteva attendere, i risultati diedero ragione alle aspettative. La disoccupazione scese sotto il 6 per cento, con evidente soddisfazione del governo radicalpopulista inglese. Se ci spostiamo adesso sull'altra sponda dell'Atlantico, durante la
crisi attuale i dati parlano di un tasso di disoccupazione superiore al 10 per cento; ma secondo alcune stime più pessimiste, se si computano i non occupati che per rassegnazione hanno rinunciato a cercare un lavoro, il tasso salirebbe addirittura al 17 per cento. E allora a quali e quante leggende abbiamo creduto, nel frattempo? Alla crescita, allo sviluppo, ai risultati del mercato unico europeo, che avrebbe dovuto
avvicinare i prezzi nei diversi Paesi favorendo i consumatori. All'euro, che avrebbe stabilizzato l'inflazione. Al miracolo irlandese, per cui l'isola in trent'anni aveva raddoppiato il PIL pro capite. Al sorpasso greco. Allo spettacolo spagnolo. Gli irlandesi si è visto che fine hanno fatto, dopo la sbornia liberista che aveva ubriacato un Paese povero. In Grecia rischiano il default dei conti pubblici, dopo
avere truccato i dati per anni (davano il deficit sul PIL al 3,7 per cento, era in effetti al 12,9; parlavano con orgoglio sofista del superamento ai danni dell'Italia in termini di capacità di potere d'acquisto pro capite, adesso si tratta di vedere se riescono a non fallire). E il contagio del debito sembra diffondersi alla svelta verso l'Europa sudorientale, con nuovi rischi e nuove minacce agli equilibri finanziari di tutta l'Unione Europea. Quanto alla Spagna, si è capito alla svelta che il Paese era ricco, ma la gente era povera (altro che movida, fiesta esclusiva e permanente della giovane borghesia urbana), con la classe medio-bassa esclusa dal cuore della vita metropolitana, confinata nei sobborghi cementificati intorno alle
grandi città; e che, a dispetto dei cantori come Victor Pérez-Diaz che avevano glorificato la «lezione spagnola», il presunto miracolo derivava in buona misura da una forte immigrazione, che assicurava manodopera a costo concorrenziale, dai trasferimenti di fondi dell'Unione Europea e da una speculazione edilizia, nelle new towns periferiche, senza eccessive inibizioni urbanistiche (con mutui che sostenevano
fino al l20 per cento il prezzo d'acquisto delle abitazioni e che ora hanno determinato un surplus di offerta di case pari al doppio della richiesta, un milione di abitazioni rispetto a una domanda di meno della metà). Nel contempo i diritti civili e illaicismo zapaterista, ossia lo zenit del modernismo ispanico, non compensano affatto i dati «duri» sulla disoccupazione, tra i più alti d'Europa: il tasso dei senza lavoro era calato dal 24 all'8 per cento tra il 1994 e il 2007, ma ora, in un mercato del lavoro «dualistico», che divide nettamente i garantiti dai precari, le previsioni per il 20lO lo approssimano al 20 per cento.
Sono dati tali da prospettare addirittura un principio sociale di esclusione, in una società che fino a pochissime stagioni fa sembrava euforicamente proiettata sulle ramblas e le plazas di uno sviluppo senza fine.
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Come vedi è vero il detto " c'è sempre qualcuno che si è arricchito e continua ad arricchirsi sulla testa della gente" , senza merito alcuno.

Ciò premesso vorrei lasciarti con questa favola de "La Piccola Fiammiferaia" , alla quale l'amico Andrea Mazzalai ha voluto dare una veste più attinente alla realtà d'oggi.
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Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote...

Si una piccola e povera bimba, nata dall'immaginazione e dalla fantasia di Hans Christian Andersen, un fanciullo dall'infanzia triste, il papà morto giovane e la mamma alcolizzata, un grande scrittore universale, con i suoi racconti spesso tristi ma ricchi di umanità, di amore, testimonianza di attenzione verso gli ultimi, gli umili, i diseredati con quel carico di speranza che ogni sua favola porta con se.

Si la Finanza e questa immensa crisi Antropologica, hanno sequestrato le nostre vite, il futuro dei nostri figli, in questo lungo inverno, che preannuncia il freddo che verrà, che già ci accompagna. Camminano oggi con la testa e i piedi nudi, senza più pantofole, troppo usate, abusate negli ultimi decenni, sformate, così sformate da una serie di eccessi, al punto tale da ritrovarsi all'improvviso seduta all'angolo della strada, tra le banche centrali, coperta dalla neve che cade candida e lieve, l'infanzia negata, il culto del breve termine, la fretta di ottenere tutto e subito, quello che la Vita regala nell'arco di un'esistenza.

Teneva nel suo vecchio grembiule, un gran numero di illusioni che era riuscita a vendere, perché le strade erano piene di sogni e di speranze, speranze spesso negate, derise, speranze e sogni di pochi, la disperazione e il pianto di molti.

Per la piccola Finanza era stata una brutta giornata, un periodo da dimenticare e le sue tasche ora erano vuote, aveva molta fame, sete di liquidità e il freddo della mancanza di fiducia la assaliva. Dalle finestre delle case in festa, risplendeva la luce della leva infinita, si udivano le risate dell’azzardo morale , insieme al profumo inebriante dei profitti stellari...lei non pensava ad altro.

Non osava ritornarsene a casa senza un centesimo, senza una trimestrale degna dei bei tempi, passati a creare ricchezza dal nulla, una ricchezza di carta, favorita dalle asimmetrie informative, dalle frodi e dalle manipolazioni, perché il padre le avrebbe tolto il bonus, le stock option, ogni premio degno del paese delle meraviglie! Per riscaldare l’intrinseca insolvenza, il credito congelato, la mancanza di fiducia, per allontanare lo spettro del fallimento, prese un fiammifero dalla scatola che le banche centrali le avevano lasciato. All'improvviso una fiamma calda e brillante si sprigionò, un istante, un lungo ed interminabile istante, una nuova piccola illusione.

Una luce bizzarra, l’ennesima illusione, alla bambina sembrò di vedere la politica monetaria, la favola del quantitative easing, le banche centrali con le loro politiche espansive, che assecondano i mercati, che creano quella calda sensazione di un’improbabile ricchezza, che li sostengono ogni qualvolta la favola riposa, ogni qualvolta la favola volge al termine, come una stufa di rame luccicante nella quale bruciare tutte le naturali recessioni, allontanandone la realtà rifugiandosi in un mondo virtuale, dove assistere inerti e impotenti al più colossale trasferimento di ricchezza della storia.

Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve.

La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia piena di dollari, freschi di stampa, sulla quale erano ricamati salvataggi meravigliosi, graziosamente decorati.Un "Bernspan" ( Bernanke & Greenspan ) arrosto, le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei.

La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero.

Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina all'albero di Natale della ripresa, della crescita infinita, la visione di mille luci in fondo al tunnel! Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano stelle.

Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte...la fine di un'illusione, la nascita della Speranza.

La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.
- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.
La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:
"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto! ... ma nessuno poteva sapere le belle cose che lei aveva visto, né in quale chiarore era entrata con la sua vecchia nonna, nella gioia dell'Anno Nuovo!

Non ho idea di quante scatole di fiammiferi dispongono i menestrelli di questo sistema. Quello che è certo è che li stanno accendendo rapidamente, uno dopo l’altro, cercando di diffondere una luce sempre più intensa, una finta sensazione di benessere.

La fame, il freddo, la sete , la mancanza di amore, l'indifferenza che caratterizza la storia della nostra piccola fiammiferaia è spesso la fotografia della nostra vita, della nostra società. Possiamo cercare di fuggire nell'immaginazione di ogni piccolo fiammifero che accendiamo, che qualcuno ci accende, ma non possiamo fuggire dalla realtà, pena la morte della nostra Essenza.

Abbiamo bisogno della luce dei nostri valori, delle nostre tradizioni, una luce capace di illuminare i nostri sogni, le nostre emozioni.

Commuove questa favola, una commozione, pulita, profonda che non deve far paura, da condividere, con figli e nipoti, senza alcuna vergogna, come le lacrime della nostra vita. Non dimentichiamo mai quella piccola bimba, la piccola fiammiferaia, li fuori da sola nel freddo glaciale dell’indifferenza, ad un passo dalle nostre case, calde e riscaldate, testimonianza della disperazione, degli ultimi, dei diseredati, degli affamati. In fondo siamo fortunati! Non dovremmo mai dimenticare il bimbo che è in Noi, la sua genuinità, la sua spontaneità, perché ogni anno ritorna ad annunciare la Luce, la Speranza, l’Alba di una nuova avventura.

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A tutti voi giunga il mio più caloroso augurio per un anno migliore.

Tra Verità e Menzogna... restate sempre " Ad occhi aperti".

Il vostro amico
Pinocchio & Giò

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