mercoledì 25 agosto 2010

Che debitore sei ?




Minsky Hyman, un professore di Economia dell'Università di Washington in St.Luis, dedicò la sua vita a sviluppare una costruzione teorica sulle fondamenta dettate dall'economista britannico Keynes.
Keynes, sosteneva Minsky, aveva spiegato che il capitalismo era per sua natura instabile e portato al crollo. "L'instabilità" scrisse, " è un'inevitabile e intrinseca debolezza del capitalismo".

Volendomi collegare al precedente Post che trattava la Deflazione da Debito, sono a richiamare il concetto espresso da Minsky riguardo al cosiddetto Minsky Moment .
Il Minsky Moment è il primo punto della Deflazione da Debito di Fischer, un punto del ciclo del credito o ciclo economico. Questo avviene quando all'improvviso si registra l'assenza di liquidità a causa dell'eccesso di debito contratto per finanziare gli investimenti speculativi, in seguito alla mancanza di fiducia. Questa dinamica porta al collasso del mercato con un crollo dei prezzi degli assets.
Ciò accade, e la storia insegna, dopo un lungo periodo di prosperità e di speculazione, il tutto favorito dalla facilità ed eccessiva disponibilità di credito.
Tutta questa disponibilità di credito favorisce, in contrapposizione, il proliferare dei debitori.

A questo punto mi sorge una domanda.

Ma tutti i debitori sono uguali? O per restare un po' più legati al concetto economico, i debitori come vengono suddivisi dal Mercato ?

Come sempre, lascio rispondere a questa domanda a Pinocchio che coi debiti e con le promesse, in qualche modo, ha sempre avuto a che fare.

Pinocchio/

Caro Giò, la domanda che mi poni , in prima istanza, sembrerebbe alquanto banale, ma pensandoci poi bene , non è così. Del resto le famiglie, le aziende, tutti i giorni si trovano a rabattare per ottenere credito dalle banche , ovvero per diventare a loro volta debitori, ma non tutti i potenziali debitori vengono trattati nello stesso modo anche quando sono dello " stesso grado" . Ma questa è tutta un'altra storia... su cui eventualmente mi soffermerò a parlare appena me ne darai l'occasione.

Torniamo a noi. Minsky divise i debitori in tre principali categorie, a seconda dei finanziamenti usati:
1) I mutuatari che fanno ricorso alla finanza coperta
2) I mutuatari speculativi
3) I mutuatari della finanza Ponzi

Vediamo di capirne le differenze.

I primi ( finanza coperta)sono quelli che riescono a ripagare gli interessi e il capitale dei debiti contratti con i flussi di cassa correnti.

I secondi( speculativi) sono quelli il cui reddito copre il pagamento degli interessi ma non il rimborso del capitale; questi soggetti sono obbligati a " rinnovare " i propri debiti, emettendone dei nuovi per pagare i vecchi.

I terzi ( i Ponzi) sono quelli più instabili; il loro reddito non è sufficiente a coprire né il pagamento degli inetressi né il rimborso del capitale. La loro unica opzione è ipotecare le proprie finanze future indebitandosi ancora di più, sperando in un aumento del valore delle attività acquistate con il denaro preso a prestito.

Su quest'ultima categoria di debitori, mi vorrei soffermare qualche minuto in più.
E' capitato in alcuni casi che questi " signori " della finanza Ponzi ottenessero risultati apparentemente eclatanti. Alcune di queste persone, forse più di quante possiamo immaginare, sono ancora tra noi in circolazione, anche qui in Italia, "travestiti" sotto finte spoglie di imprenditori, banchieri o altro....

Prendiamo il " Ponzi" più recente. Il clamoroso arresto di Madoff ,ex presidente del Nasdaq, del quale argometo i nostri Tg a suo tempo hanno fatto solo un breve cenno, non più di tanto, e senza dare adeguate spiegazioni a riguardo ( meglio parlare del gatto che cade dal 5 piano, o delle 100 candeline spente da nonna Ilde... così tutti sono felici e contenti).

Ormai anche questo modo di fare " informazione " attraverso i nostri TG è diventato del tutto disinformativo ( se vuoi sapere la verità te la devi andare a cercare altrove).

Ritornando a Madoff, questa persona è stata arrestata per aver creato una truffa da 50 miliardi di dollari.

La truffa messa in atto sarebbe improntata sul classico schema Ponzi, o se preferite schema piramidale.

Come funziona uno schema Ponzi? Come ha fatto Madoff a riuscire?

Molto semplice.

In uno schema Ponzi, il truffatore raccoglie risparmi per - diciamo - 100 euro per quota. E promette di restituire quei 100 euro a fine periodo, più una certa somma annuale di interessi, diciamo 5 euro. Funziona più o meno come ogni altro strumento finanziario.

In teoria il truffatore dovrebbe investire quei soldi in attività economiche ed ottenere un guadagno tale da poter pagare gli interessi e restituire il capitale a fine periodo. Questo in un mondo di persone semplicemente normale.

Nel metodo Ponzi il truffatore non investe quei soldi, anzi li spende e si diverte alla grande, alla faccia di tutti, ed il suo potere e rispetto nell' "alta borghesia" ogni giorno accresce.

Fin qui, roba da truffatori di strada e di poco conto.

Quello che distingue uno schema Ponzi dalla truffa da strada è che in uno schema piramidale il truffatore usa i soldi dei nuovi risparmatori per pagare gli interessi dei primi.

In questo modo il gioco puo' durare relativamente a lungo. Il gioco prosegue finchè la raccolta dei risparmi continua a crescere. Ed in effetti cresce, perchè tutti sono soddisfatti degli investimenti.

C'e' fiducia da parte di tutti ed il sistema continua ad alimentarsi.

Finchè c'e' fiducia, la raccolta tiene, poi un bel giorno...
qualcuno chissa perchè, chissà per come, chiede indietro il capitale. A questo punto si scoperchia il vaso di Pandora ed il risparmiatore scopre che non ci sono più soldi, perchè i soldi che ha dato al truffatore sono serviti al truffatore solo per pagare gli interessi dei risparmiatori precedenti.

La società truffatrice, ormai insolvente, risulta essere una scatola vuota, i risparmiatori perdono tutto ( di esempi ne avete avuti tanti in questi anni, anche qui in Italia).

Durante il boom speculativo i debitori che fanno ricorso alla finanza coperta diminuiscono ed aumentano quelli speculativi ed i Ponzi, per il semplice fatto che i primi iniziano ad essere, in qualche modo, i finanziatori degli altri. Poi come spiegato il giochino si rompe e questi castelli fondati solo sul debito iniziano a crollare , il credito si prosciuga.

Cos'è successo nell'attuale crisi? In prima battuta i governi hanno sostenuto nel breve che il debito non venisse a concretizzarsi nella caduta dell'intero sistema economico, seguendo in parte le teorie portate avanti da Keynes e da Friedman, attraverso l'intervento dello Stato e con l'immissione di denaro a basso costo.

Tutto ciò però può andare bene solo nel breve, nel medio e lungo termine se non intervengono efficaci correttivi questo modo di agire può aggravare ancor più lo stato delle cose.

Sono di questo parere in particolare gli economisti di scuola Austriaca, la cui scuola annovera a sé illustri economisti del passato compreso lo stesso Joseph Schumpeter. Molti degli economisti contemporanei cavalcano tuttora queste idee.

Gli economisti della scuola Austriaca sostengono che le reazioni che ci sono state per fronteggiare l'attuale crisi ci condurranno, prima o poi, al peggiore dei mondi possibili. Il loro pensiero era favorevole affinché le banche , le imprese e le famiglie piene di debiti fallissero. In questo modo, affermano, sarebbero sopravissuti solo i più forti che prosperando avrebbero cambiato la tendenza , rigenerando il cammino dell'economia, anzichè continuare a far sopravvivere , banche zombie che rimangono in vita soltanto grazie alle inesauribili linee di credito delle banche centrali, così a valere per aziende quali la General Motors, ecc.

Così come è stato fatto tutte le perdite vengono ribaltate ora sulla società nel suo insieme e, si traducono in un aumento insostenibile del debito pubblico.
In tutto questo la cosa più grave è che le finanze pubbliche vengono messe sotto pressione , pregiudicando la crescita economica di lungo periodo. Senza escludere che col tempo un onere così grande porti gli stessi governi a dichiarare la propria inadempienza come Paese.

Tenuto conto di questo ora ci appare più chiaro quanto affermato poche settimane fa dallo stesso Presidente Mr. Obama, ovvero che non ci sarebbero più stati aiuti così importanti a banche e ad assicurazioni come in passato, piuttosto si sarebbero lasciate andare al loro destino...

Come vedi caro Giò, ci sono debiti e debiti, così accade anche nel nostro quotidiano, quando amministriamo le nostre imprese, e nel piccolo le nostre famiglie.

Tutto deve essere il più possibile ponderato e programmato con una visione di ritorno non solo nel breve, il più delle volte solo speculativa, ma nel medio e lungo periodo, quindi attenzione alla redditività e ai flussi finanziari.
Bisogna creare i pilastri delle fondamenta quanto più solidi, e trasmettere i giusti valori ai nostri figli, sin dalla scuola; ma anche su questo argomento ci sarebbe molto da dire e mi riservo col tempo di parlarne più approfonditamente.

Ad oggi sempre più a valere quel detto dei nostri vecchi... " Non si possono comprare le case senza soldi! Se poi uno non ci va neanche a vivere, cosa se la compra a fare?"

Staremo a vedere nei prossimi mesi quale sarà la tendenza, visti questi ultimi giorni di forte calo delle borse, ed il ritorno dei risparmi verso i "beni rifugio" quali i bond - titoli di stato, non credo ci siano buone prospettive a riguardo per tutti noi.

In questo particolare momento di grande disoccupazione, calo della produzione, ed incertezza sul da farsi, vi lascio con questo pensiero di Keynes affinchè possiate meditare e trovare il coraggio di affrontare il futuro con occhi diversi:

" La difficoltà non sta nelle idee nuove, ma nell'evadere dalle idee vecchie, le quali, per coloro che sono stati educati come lo è stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente "

Come sempre Tra Verità e Menzogna restate... Ad occhi aperti.

Il vostro amico Pinocchio & Giò.

mercoledì 18 agosto 2010

" Iddio protegga l'Italia ! "


( radiomusicsmile.splinder.com )


Cari lettori di "Tra Verità e Menzogna",

prendo spunto dalla chiusa della lettera memoriale che ha lasciato l'ex Presidente Cossiga nelle mani del Presidente del Senato Schifani.

Questa sua memoria chiude con la frase di cui ha titolo questo Post.

Sarà una coincidenza ma leggendo il Sole 24 Ore di oggi, trovo, in prima pagina, che l'agenzia Moody's potrebbe, a breve, trovarsi costretta a declassare gli USA e la Gran Bretagna dalla pur sembra ambita tripla A ( indice di massima solvibilità ).
A riguardo delle aspettative future di questi due Paesi suggerisco una attenta lettura dei precedenti nostri Post.

Dell'Italia nel richiamato articolo si parla poco e niente, del resto poco e niente ormai sembra che abbiamo da dire, noi italiani, sia al Mondo intero che al Mercato.

Coincidenza per coincidenza, sfogliando alcuni vecchi articoli di economia e finanza mi torna sott'occhio quello pubblicato il 18 febbraio di quest'anno, che riprende il pensiero del premio Nobel per l'economia , Robert Mundell, che riporto integralmente.(http://www.giornalettismo.com/).
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“L’Italia è la maggior minaccia all’Euro-zona. Un suo salvataggio sarebbe molto difficile”. Il premio Nobel per l’economia, Robert Mundell mette in guardia i mercati internazionali sullo stato del nostro Debito pubblico. Preoccupazione anche da Bankitalia e Commissione Ue.

“L’Italia è la minaccia più grande per l’economia dei 16 paesi della Zona dell’Euro“. Parola del premio Nobel per l’economia, Robert Mundell. L’economista d’origine canadese, intervistato lancia l'allarme: L'Italia è a rischio default dal network televisivo americano Bloomberg tv ha sostenuto inoltre che “ci sono seri motivi di preoccupazione” per il nostro paese e che un suo eventuale “salvataggio“, visto lo stato attuale dei conti pubblici, sarebbe “molto complicato“.

L’ITALIA È AD ALTO RISCHIO - Mundell, che ha ricevuto il premio Nobel nel 1999 con una ricerca che ha contribuito a gettare le basi per la stessa moneta unica europea, è noto soprattutto per i suoi studi accademici sulla politica monetaria e fiscale in regime di diversi tassi di cambio. Conosce pertanto la situazione italiana molto bene. Ne ha valutato, nel corso degli anni, sia i pregi, sia i difetti. La sua preoccupazione, quindi, non appare estemporanea. “Sarebbe molto difficile riuscire a salvare l’Italia – ha chiosato l’economista – qualsiasi cosa si stia facendo per la Grecia e magari per il Portogallo e anche per l’Irlanda, deve anche essere fatto, entro breve tempo, per salvare l’Italia. L’Italia stessa deve essere preoccupata“. Gli analisti economici della Tv che fa capo al magnate dell’editoria e sindaco di New York, Michael Bloomberg, hanno poi ricordato come “il governo italiano ha cercato di impedire che l’Italia fosse accomunato con le altre economie deboli della zona dell’euro“, i cosiddetti PIIGS – Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna – che recentemente stanno causando non poche preoccupazioni agli investitori internazionali per la loro scarsa capacità di controllo del deficit e del debito. “Lo stesso Primo ministro italiano, Silvio Berlusconi – ha ricordato il network americano – ha detto lo scorso 10 febbraio che molte altre nazioni stavano facendo ‘molto peggio’ dell’l'Italia e che i mercati gli hanno dato fede“. Affermazioni però infondate, sostengono gli analisti economici di Bloomberg, poiché l’Italia, che in Europa rappresenta la quarta economia più grande, “non è ancora fuori dalla recessione“, specie dopo “la contrazione dello 0,2% segnata nel quarto trimestre del 2009“. Il Pil, su base annua, è calato del 5% rispetto a quello registrato nel 2008. Il Debito pubblico, quest’anno, salirà al 117%. Cifre, secondo pure Robert Mundell, che fanno del nostro paese “dopo la Grecia, il paese a più alto rischio“.

SOTTO IL TIRO DELLA SPECULAZIONE - Il prestigioso economista d’origine canadese, per di più, sostiene che il nostro elevato Debito pubblico finirà per creare “problemi a tutta la regione dell’euro, specie se dovesse esserci un aumento dei tassi d’interessi” che renderebbero, di fatto, “molto difficile all’Italia far fronte ai suoi prestiti“. “L’Italia – rimarca Mundell – ha circa 1,8 trilioni di euro (1 milione e 800 mila miliardi n.d.a) di Debito pubblico, più di cinque volte superiore a quello della disastrata Grecia“. Robert Mundell, che tra l’altro è anche professore all’autorevole Columbia University, sostiene che: “Se l’Italia avrà delle difficoltà, diventerà inevitabilmente un bersaglio della speculazione e allora ci saranno problemi enormi anche per l’euro“. Riguardo all’Euro-zona, Mundell valuta invece del tutto “ingiustificati gli allarmi di chi preconizza una spaccatura dell’unione monetaria“. Anzi, a suo parere “l’Euro-zona dovrebbe continuare a crescere arrivando a includere anche l’Inghilterra“. Nell’immediato, comunque, le autorità monetarie europee “non devono permettere per almeno dieci anni all’euro di superare quota 1,40 sul dollaro” perché, sostiene l’economista, questo rischierebbe di penalizzare fortemente le esportazioni e di conseguenza l’economia continentale. Quanto alla Grecia, Mundell reputa che sia “un problema locale“, così come lo può esserlo “la California per gli Stati Uniti“. “La California può anche andare in default – ha detto il premio Nobel – ma questo non avrà alcuna conseguenza sul resto del paese“.

LE PREOCCUPAZIONI DI BRUXELLES E DI DRAGHI - “Il Debito pubblico italiano, Il Nobel Mundell lancia lallarme: L'Italia è a rischio default preoccupante”. Con queste parole lo scorso dicembre, il commissario Europeo agli Affari Economici, Joaquin Almunia, nel corso della presentazione delle nuove stime della Commissione Ue, confermò che anche il nostro paese è ancora sotto stretta osservazione. Uno dei problemi fondamentali, secondo Almunia, è quello del peso degli oneri del debito che “sono pari al 5% del prodotto, un livello superiore a qualsiasi altro Paese“. Nella stessa conferenza, Il commissario spagnolo ricordò come: “Il giudizio della Commissione sulla ripresa post-crisi non è dei migliori, una ripresa che sarà moderata e anche quando prenderà piede le debolezze strutturali incluso il debito pubblico molto elevato continueranno a pesare sull’economia. Complessivamente dal primo trimestre 2008 al secondo trimestre 2009 la perdita cumulativa del Pil in Italia è stata del 6,5%, simile a quella registrata in Germania ma più alta della maggior parte dei paesi dell’Euro-zona“. Non dissimili sono state le preoccupazioni espresse dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi che, intervenendo alla conferenza “The future of finance” organizzata dal Wall Street Journal lo scorso dicembre, affermò: “La maggior preoccupazione per il futuro è l’enorme volume di debito corporate e pubblico in scadenza nei prossimi cinque anni. Se per varie ragioni i tassi di interesse dovessero salire con i bilanci delle banche non ancora risanati, e possono farlo – ha spiegato Draghi - per ragioni di politica monetaria e perché lo spazio per il risanamento durerà ancora diversi anni, allora sarebbe una cosa preoccupante se si considera che i debiti bancari sono dell’ordine dei trilioni, ai quali bisogna aggiungere il Debito pubblico, allora potrebbe materializzarsi un rischio per i debiti degli Stati“. Analisi – quelle di Almunia e dello stesso Draghi – come si vede, del tutto analoghe a quella fatta dal Nobel canadese.
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A questo punto vista la situazione che si andrebbe a prospettare mi chiedo se tutto questo possa mai avere un effettivo riscontro con la realtà, tenuto conto che girando per le strade, più di tanto non sembra, nel frattempo, essere cambiato.

Sì, la crisi c'è, e la si sente con il forte calo dell'occupazione, delle commesse di produzione, negli acquisti, nelle nostre sempre meno disponibilità finanziarie, ma la possibilità di addivenire ad una situazione di default del nostro Paese come di altri in Europa , sembra alquanto improbabile, per non dire impossibile.

Voglio comunque capire meglio questo aspetto legato anche alla percezione che ognuno di noi ha del problema, e nuovamente mi farò aiutare dal mio amico Pinocchio, al quale sottopongo queste domande.

1)L'attuale situazione del debito pubblico di gran parte dei Paesi più industrializzati, incluso l'Italia, può portare alla rottura del sistema economico?

2) Presupponendo che questo possa accadere, perchè le persone non percepiscono questo pericolo?

Pinocchio/

Caro Giò, neanche rientrato dalle ferie e già sei a sottopormi i tuoi quesiti, ai quali in parte mi sembrava di aver già dato risposta nelle mie precedenti comunicazioni.

Ciò premesso, vediamo di fare un punto sulla situazione, partendo dall'ultimo quesito.

Chi ha studiato Marx ne "Il Capitale", ricorderà questa sua affermazione: " Le persone esistono solo come maschere economiche. E, solo come personificazioni di rapporti economici, esse trovano l'una di fronte l'altra".

La maschera che ognuno di noi indossa sta ad indicare la nostra mancanza di rapporto con gli altri. Le maschere non hanno volto. Il nostro rapporto oggi è sempre più, se non esclusivamente, basato sul solo denaro. Tutto sembra essere regolato dall'economia - malata e dai mercati finanziari meno buoni.L'uomo così non è più in rapporto con le persone, che per l'appunto altro non sono diventate che maschere economiche indifferenti.
Tutto è diventato "sistema", quindi, essendo parte di questo sistema stenta anche a sentirsi oppresso, rinuncinado così a rivendicare, come si è fatto per tanti secoli in passato, il proprio diritto ad essere uomo e riconosciuto come tale dal mondo. Oggi, come dice Umberto Galimberti, non ci sono più servi o signori, essendo l'uomo con più o meno soldi in tasca, diventato ormai solo "cosa". Ed ecco davanti a questo appiattimento prendere forza la sola legge del mercato , la "razionalità" di questo. Non ci sono più servi e padroni, di conseguenza lotte di uomini contro uomini, ma solo essere umani che si trovano a fronteggiare il mercato, che tuttavia non è una persona, non ha volto, quindi difficile da identificare e da combattere. Ecco perchè a malincuore devo prendere atto che i giovani accettano ora, con rassegnazione qualsiasi lavoro, che sia a dempo determinato, in nero o altro, perchè non riescono ad identificarsi più col lavoro stesso a sentirsene parte integrante nella costruzione di un Paese, che ormai sta perdendo anche quegli ultimi valori cui sembravano un tempo indissolubili, uno per tutti il rispetto della propria famiglia. Quando una persona perde il lavoro cade in una crisi di identità che va ben oltre la necessità di denaro, di dover far fronte regolarmente ai propri impegni. Non potendo chiedere aiuto ad alcuno, venuta meno la solidarietà, e calpestata la speranza nel futuro, vive questa sua sofferenza da solo, e di questa solitudine si ammala, a volte senza ritorno.

Le persone, chi più chi meno, percepiscono l'attuale situazione di crisi, ma non sanno contro chi scagliare la propria rabbia, contro chi far valere i propri diritti. La politica quella con la "P" maiuscola non c'è più!
Le persone finchè non vengono toccate personalmente sono indifferenti al problema.
Un disoccupato in più o in meno che importa, purchè ad esserlo non sia io o qualcuno dei miei cari. Così facendo prima o poi ci ruberemo a vicenda lo " spazzone lavavetri " agli angoli delle strade, sempre che ci siano ancora macchine in circolazione.

Cercando di rispondere alla prima domanda, altro non posso che confermare che questo rischio sussiste. Non so come potremo uscirne, di certo bisogna cambiare le regole del gioco ridistribuendo le risorse in modo più equo( tutti lo dicono, ma nessuno lo fa, e chi ci prova viene schiacciato-tritato ). In certi momenti bisogna avere il coraggio di "togliere ai veri ricchi" per "dare ai veri poveri" , ma soprattutto bisogna tornare ad investire nel medio e lungo termine, sui giovani, sulle loro idee, su chi più merita e non su chi ruba... e continua a farlo.

Abbiamo perso vent'anni senza aver investito alcunché sul futuro, sui progetti meritevoli, sui giovani talenti , che continuano a bussare a quelle porte che nessuno più apre, perchè è più facile guadagnare con un click in borsa, che su un progetto che richiede dispendio di energie e risorse di vario tipo. Noi, che un tempo eravamo la patria di Leonardo da Vinci, di Michelangelo, di Dante, di Galileo Galilei , di Guglielmo Marconi e di tantissimi altri che ora si staranno rivoltando nella tomba nel vedere tutto questo. Alla fine i conti tornano sempre ed oggi ne stiamo già pagando le conseguenze. Abbiamo rubato il futuro ai nostri figli e di questo tutti, indistintamente, ce ne dobbiamo vergognare.

Non so se riusciremo a cambiare il senso di marcia a questo tortuoso vortice che si è venuto a creare, ma ci possiamo provare, tirando fuori, una volta per tutte , la testa dalla sabbia, sempre che non sia troppo tardi, e se mai dovessimo cadere... che Iddio protegga l'Italia!

Tra Verità e Menzogna... restate Ad occhi aperti!

Il vostro amico Pinocchio & Giò